Gabriela
Stefan Sabbioni si è presentato senza invito nella mia camera da letto il giorno del mio sedicesimo compleanno. Nascosto nell’ombra, con addosso l’odore di whiskey e morte, mi ha messo al collo una collana rotta e incrostata di sangue. Pensavo che mi avrebbe strangolato.
Quella notte ha lasciato un messaggio per mio padre. Un messaggio che diceva che sarebbe tornato per prendere qualcosa di prezioso.
Non ho mai trasmesso quel messaggio, però. Mi chiedo se le cose sarebbero state diverse se lo avessi fatto, perché due anni dopo quella notte è tornato. E ora non si nasconde più nell’ombra.
È tornato per tenere fede alla sua promessa.
È tornato per prendere quella cosa preziosa.
Me.
Stefan
Marchese è il burattinaio della tragedia della mia famiglia. Non mi limiterò a metterlo in ginocchio. Lo seppellirò, per quello che ha fatto.
Prendermi sua figlia è solo l’inizio. Lo farò anche sapendo che inizierò una guerra. Lo farò anche se so che i miei nemici diventeranno i suoi alleati. Non si fermeranno fino a quando non mi avranno distrutto e lui non si fermerà fino a quando non se la riprenderà.
Non ho mai schivato una guerra, però. Non gioco pulito e non condivido ciò che mi appartiene.
Distruggerei chiunque provasse a toccare ciò che è mio.
E lei è decisamente mia.