Romanzo breve (75 pagine) – Il gioco perverso intrapreso dai coniugi siciliani si è fatto, ormai, qualcosa di diverso, assumendo la forma di un contenitore di denaro capace di offrire quel benessere economico sperato, privandoli, tuttavia, in maniera inaspettata e distruttiva, della loro stupefacente intesa. Fabio e Laura sono due estranei che macinano soldi.
Un guardone dietro il finestrino dell’auto si è trasformato nel primo vero cliente. Il gioco iniziato dai coraggiosi coniugi siciliani due anni prima, è riuscito a catapultarli in quella dimensione di agio economico da tempo sperata. Per Fabio è stato più semplice di quanto pensasse, mentre per Laura più naturale di quanto temesse. La loro intimità si è fatta show e i numerosi biglietti sono staccati solo per pochi facoltosi spettatori ai quali, ora, è concesso il privilegio di salire sul palco e recitare attivamente una parte. Una volta aperto, quel sipario, è diventato impossibile da chiudere. Francesca, la psicologa da sempre innamorata di Fabio, sembra essere il solo punto fermo nella loro cerchia pressoché inesistente di amicizie: ha già salvato Laura dal vizio dell’alcol e forse, stavolta, potrebbe aiutare lui. Il cielo, sopra le loro teste, intensifica le tinte del grigio, mentre dei grossi nuvoloni si addensano all’orizzonte. È in arrivo una violenta tempesta.
Tempesta coniugale è il secondo episodio della trilogia Trame Coniugali. Il primo racconto, pubblicato a marzo per Senza Sfumature, si intitola Intesa coniugale, mentre il terzo, Tregua coniugale, uscirà a fine maggio.
Danilo Runfolo nasce a Messina il 24 marzo 1972.
Il suo primo romanzo autobiografico, dal titolo Rewind, viene pubblicato dalla Montag Edizioni nel 2002. In seguito scriverà diversi racconti brevi e un romanzo erotico autoprodotto. Nel 2017 pubblica con ErosCultura il suo secondo erotico dal titolo Io sono Valeria – Una puttana. Scrive anche un romanzo autobiografico dal titolo Lui è infinito, che verrà pubblicato dalla GDS Editrice tra marzo e aprile del 2018.
La sua scrittura è accompagnata da una nostalgica vena sentimentale, figlia di quel crudo guardarsi dentro che ritiene vitale.
Considera la solitudine intellettuale dell’uomo un dono, non la sua condanna, e si riconosce nel pensiero tormentato di Pier Paolo Pasolini, nella sua cupa visione della società e nella sua irreversibile deriva interiore che scaturisce da ogni forma di globalizzazione, sia essa etica, morale, politica o religiosa.
Dice di sé: Scrivere è l’unico modo che ho per parlare a me stesso senza il bisogno, né il peso, di guardarmi allo specchio; ed è anche il modo migliore per dar voce ai personaggi peggiori, persino di me.